Un piccolo momento dedicato a noi

Un piccolo momento dedicato a noi

Okkei siamo a casa, il rumore del mondo è fuori, non dobbiamo più correre, eppure, come diceva qualche giorno fa una mia conoscente al telefono, spesso la sensazione di non avere un attimo di tempo incombe.
Poiché la mia conoscente è al contempo lagnosa e legnosa, l’ho incoraggiata, rincuorata, confortata e salutata.
Però, se la conoscente fosse stata più recettiva le avrei detto che non è sufficiente non dover correre più da una parte all’altra della città per non avere la sensazione della mancanza di tempo.
Le avrei detto quello che penso da sempre, ovvero che dobbiamo conoscerci molto bene, coltivare i nostri interessi e da questi prendere forza per ricaricarci.

Quello che sta succedendo in questo momento, per noi, non ha precedenti storici. Chiusi in casa da settimane senza sapere bene né quando potremo uscire e nemmeno come ci sentiremo appena varcata la soglia di casa. Avremo paura? Ci butteremo nella vita lasciandoci alle spalle quello che è successo o avremo il timore di fare qualunque cosa? Chi lo sa, però quello che so è che sto cercando di utilizzare bene questo tempo, continuando a ritagliarmi momenti dedicati a me.

Un piccolo momento dedicato a noi

Momenti che mi dedico anche quando tutto è normale, perché ho capito che dedicare tempo a noi stessi è una condizione mentale. Ovvero, bisogna essere concentrati su quello che si sta facendo e non farlo per sbrigare un compito, ma farlo traendo piacere da quello che si fa.
Capisco che nel quotidiano tendiamo a correre per sbrigare quante più cose. Però, se vogliamo prenderci un caffè, invece di trangugiarlo, si potrebbe sorseggiarlo, soffermarsi sul profumo, l’aroma, il gusto.

Amo molto i film di Ozpetek, li ho visti quasi tutti e li ho amati molto. Film corali, con molte chiavi di lettura. Fra quelli che ho visto il più intimista è “La finestra di fronte”. A parte la magistrale e, purtroppo ultima, interpretazione di Massimo Girotti e la bravura di Giovanna Mezzogiorno, quel film lo ricordo per una bellissima frase che Girotti disse alla Mezzogiorno, donna affaccendata, amareggiata, un po’ arrabbiata che si divideva tra un lavoro che non amava e un secondo lavoro come pasticciera. La protagonista amava la pasticceria, ma quando preparava dolci su commissione lo faceva di fretta, nervosa, agitata. Girotti, il protagonista del film, un pasticciere in pensione che aveva perso la memoria, nel vedere con quanto poco amore preparasse i dolci la invita, esorta a mettere più amore nella preparazione dei dolci.

Ecco, ho amato molto quel passaggio del film. Mettere passione e amore nelle cose che si fanno. E’ quello che faccio da sempre. Se impasto, sono concentrata su quello che faccio e mi fa piacere vedere mano a mano l’impasto prima prendere forma e poi vita.
Se preparo un dolce penso al piacere che mi darà il mangiarlo e al profumo che si espanderà in cucina.

Un piccolo momento dedicato a noi, un contenitore di gioia

Quando ho proposto la ricetta delle crepes, vi ho raccontato che la lunga preparazione non mi è pesata e la mattina è volata veloce ascoltando David Bowie.
Ecco, quella mattina la ricordo con gioia. Luminosa, con un po’ di sole, le note che volavano nell’aria e io che mi sentivo leggera e felice volavo con loro. Ricordo il piacere che mi hanno dato un paio di tazzine di caffè, sorseggiate con calma, non seduta e beata, ma mentre cuocevo le crepes.

Parlo per me, quando impasto sono felice, mi piace lavorare con nuove farine, vedere i risultati che mi danno. Amo fare pani ad hoc per colazione o versatili come questo di farro con mandorle e uva passa.

Così come amo gustarmi una bruschetta preparata con i miei ingredienti preferiti, o perdermi nelle note della 5 di Beethoven o nella contemplazione di di un paesaggio.